Matrimonio nella Contea di Modica, il corteggiamento e lo sposalizio. Parte Prima.
Tra ottocento e novecento la provincia di Ragusa ebbe grandi uomini che con grande impegno ripresero le trame delle tradizioni e del folklore che animava le città e i villaggi della vecchia Contea di Modica. Poco si parla però delle grandi donne che profusero impegno in quest’opera di ricerca e catalogazione degli usi e costumi della nostra terra.
Una di quest fu Ester la Rocca Manari Baronessa di San Germano, piemontese, che all’inizio del 900′ scrive degli usi e delle abitudini di questa terra per lei nuova. Insomma storie e tradizioni viste con l’occhio del continente, un occhio acuto e attento nel raccontare e nel far conoscere ai posteri un passato che rischiava di essere dimenticato.
Un sentito ringraziamento a Giorgio Brafa che con impegno e senso di responsabilità ha concesso il manoscritto originale affinchè potesse essere pubblicato e quindi di nuovo far parte dell’eredità culturale del nostro territorio.
Fidanzamento e matrimonio nella Contea di Modica. Parte Prima.
Le nozze ed il fidanzamento delle fanciulle del popolo, non si fanno con le stesse norme ed usanze di quelle dei signori. Quando la famiglia di un giovane ha posto l’occhio sopra una ragazza ed intende dargliela per moglie, sceglie un messaggiero, amico delle due famiglie che intendono imparentarsi e lo incarica di fare al padre la domanda formale della mano della fanciulla.
Mentre le rispettive famiglie regolano la dote della sposa, misura prudente e previdente per evitare dopo i litigi, il giovane, contento ed azzimato inizia da lungi la sua corte, e come lo sparviero va restringendo i suoi giri finchè giunge alla preda, così egli cerca con le sue instancabili passeggiate, con i suoi sguardi infuocati, di conquistare il cuore della giovinetta. Gira e rigira intorno alla di lei casa per vederla e farsi vedere, quando essa lo guarda, non sempre inconscia di ciò che l’aspetta, egli replicatamente passa sulle labbra e sui baffi un fazzoletto bianco di bucato, al quale segno d’amore, se la fanciulla risponde, vuol dire che lo accetta e può dar fidente principio alle trattative.
Alla sposa spetta la compra della casa, per lo più composta di una camera e della cucina. Essa deve adornarla con tutte le suppellettili necessarie, dal letto completo agli attrezzi del focolare. Deve portare la biancheria personale e quella indispensabile per la futura famiglia. Biancheria tessuta in casa e guarnita con merletti all’uncinetto, che le madri previdenti preparano facendole lavorare da loro stesse, fin da bambine.
Le insegnano anche a fare le coltri, che rappresentano il vero lavoro di Penelope, perché lo incominciano parecchi anni prima che siano fidanzate, eppure lavorano pazientemente mentre il loro promesso è soldato, in attesa del suo ritorno. Comprano il cotone a soldi e formano un quadrato, una losanga, una striscia e quando la famiglia può disporre d’un altro piccolo risparmio, compra altro cotone col quale formano altri quadri, finchè dopo uno o più anni la coltre è finita e viene contornata da un largo merletto, anche lavorato dalle loro mani.
In questo modo, poco alla volta, esse preparano i varii capi di biancheria che portano numerati, le meno ricche a sei, le più agiate a otto, a dieci, a dodici. La buona madre, col ricavo della crusca e del cruschello che toglie ogni settimana dalla farina che serve per dare il pane della settimana, compra il cotone per tessere la tela casalinga e la fodera dei pagliericcio, la quale verrà, poi riempita di crino vegetale o di paglia.
Per l’inverno le persone più ricche preparano la calda COTONINA, ben imbottita di bambagia e foderata con stoffa a vivaci colori. Le persone meno ricche portano la FRAZZATA che passa in dote da madre in figlia. La FRAZZATA è una coperta di ruvida lana, tessuta in casa e filata con lana delle loro pecore. Le povere si contentano di una CAPPA, grossolano tessuto di spago e cenci, tagliate a lunghe striscie cucite fra loro e ritorte al fuso, come un cordone.
Al padre della sposa è riservata la compra dei mobili; un canterano, una tavola, una cassa e delle sedie, che ordinariamente paga a rate. La sposa è obbligata ancora a portare del denaro contante da consegnare allo sposo, il quale deve spenderlo per vestirsi e fare alla spesa l’abito nuziale, lo scialle, gli stivaletti ed il fazzoletto di seta pel capo.
Lo sposo non porta che la sua salute, ma pare che questa non gli faccia difetto, se arriva a formare e mantenere una famiglia di otto o più figli.
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